sabato 1 agosto 2009

Tosi sfugge al gabbio, ma non alla condanna

Nella foto: Tosi sorride ascoltando la sentenza. Poi, il suo avvocato gliel'ha spiegata.

11 luglio 2009

«Fecero propaganda razziale»

Condannati Tosi e cinque leghisti

A quasi 8 anni il verdetto della Cassazione. Il primo cittadino: ingiustizia è fatta Due mesi al sindaco, Bragantini, Corsi, Coletto, Filippi e Barbara Tosi

VERONA — La magistratura ha dichiarato chiuso il caso ieri sera, a qualcosa come otto anni da quella famigerata petizione che nel 2001 invitava i cittadini a firmare «anche tu per manda­re via gli zingari da Verona» e ottenere «lo sgombero degli in­sediamenti abusivi e la non rea­lizzazione di nuovi campi rom».
L’ultima parola l’ha pronun­ciata la quarta sezione penale della Corte di Cassazione, con­fermando in via definitiva la condanna inflitta dalla Corte d’appello di Venezia nei con­fronti di Flavio Tosi e di altri cinque esponenti della Lega nord per aver «propagandato idee razziste» e violato la legge Mancino contro la discrimina­zione.

«Ingiustizia è fatta - è insor­to il primo cittadino - . Questo è un procedimento che in un pae­se normale non sarebbe nem­meno iniziato, ma che al contri­buente italiano è costato fior di quattrini». All’uscita da un’interminabi­le camera di consiglio dopo che la discussione in aula si era chiusa in poco più di un’ora, il presidente della quarta sezione della Suprema corte ha così di­chiarato non più impugnabile la condanna a due mesi nei con­fronti del sindaco di Verona, del deputato (nonché segreta­rio provinciale della Lega Nord) Matteo Bragantini, del­l’attuale vicepresidente della Provincia Luca Coletto, dell'as­sessore comunale Enrico Corsi, della capogruppo del Carroccio in consiglio comunale Barbara Tosi e dell’attuale consigliere di amministrazione del Consorzio Zai Maurizio Filippi.
Non solo, perché agli imputa­ti è stata inoltre inflitta come pena accessoria la sospensione per tre anni dall’attività politi­ca oltre all’obbligo di rifondere alla controparte le spese legali quantificate in 3.500 euro. Da precisare che sia i due me­si di condanna che l’interdizio­ne per tre anni dall’attività poli­tica risultano «coperti» dalla so­spensione della pena: di fatto, quindi, il verdetto non produr­rà per i leghisti alcuna conse­guenza in termini pratici.

Confermati, infine, nella lo­ro entità anche i risarcimenti al­le parti civili, peraltro già corri­sposti dagli imputati (si tratta una cifra complessivamente in­feriore ai 50mila euro). Caustico, ovviamente, il com­mento di Tosi (difensori Paolo Tebaldi e Piero Longo): «Mi au­guro, pur dubitandone, che il mio caso sia di esempio a certi magistrati per far velocemente anche i processi che riguarda­no delinquenti veri e pericolosi che spesso escono dal carcere o non arrivano a sentenza defini­tiva per decorrenze dei termini causate da clamorose omissio­ni del sistema giudiziario».

Di tutt’altro avviso, invece, le parti civili: «Giusto così, ci credevamo sino in fondo», non hanno nascosto la propria sod­disfazione gli avvocati Lorenzo Picotti e Federica Panizzo. A questo punto, non resta che attendere le motivazioni della sentenza. E quella sarà davvero la parola «fine».

Laura Tedesco

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