venerdì 19 giugno 2009

Chat per fasci

C'è in giro anche questo. Grazie a un messaggio su MiliteNero ("w il duce! entra nella chat dei fascisti perfetti gratuita senza iscrizione clikka e sei subito dentro"), mi imbatto nella chat "Camicie nere". Mi accoglie uno sfondo tricolore con su stampigliato Boia chi molla, nonché alcune frasi che hanno evidentemente colpito (Zeus solo sa perché) la piatta fantasia del creatore. Sono le solite (new entry: i Blues Brothers):


- Meglio vivere un giorno da leone, che cento anni da pecora.

- Chi si ferma è perduto.

- Meglio morire in piedi, che vivere una vita in ginocchio.

- Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi, se mi uccidono vendicatemi.

- Nessun fenomeno al mondo può impedire al sole di risorgere.

- Fedeltà è più forte del fuoco.

- Pronti, ieri, oggi, domani al combattimento per l'onore d'Italia.

- Libro e moschetto Fascista perfetto.

- Me ne frego.

- Fino alla vittoria.

- Molti nemici, molto onore.

- Le radici profonde non gelano mai.

- O con noi o contro di noi.

- Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare.

- Siam fatti così!

- L'Ardito della "M U T I" serve, combatte e muore per l'Italia, per il - Duce, per il Fascismo.

- Non siamo gli ultimi di ieri ma i primi del domani.

- Meglio lottare insieme che morire da soli.

- Non basta essere bravi bisogna essere i migliori.

- Anche se tutti, noi no!

- Ardisco ad ogni impresa - Beffo la morte e ghigno - Bisogna volere. Fortemente volere!

- Chi osa vince!

- Dio Patria. Ogni altro affetto, ogni altro dovere vien dopo.

- Fate le glorie del passato siano superate dalle glorie dell'avvenire.

- Fermarsi significa retrocedere.

- La cinematografia è l'arma migliore

- Italia agli italiani


Tanto MiliteNero quanto la pagina iniziale della chat trasudano apologia del fascismo. To whom it may concern.

giovedì 18 giugno 2009

Culto della personalità






Il Craxi di CasaPound (e dell'entusiasta figliola Stefania: ''Da sinistra mi hanno accusato di essere andata in missione nell'ultradestra per conto del mio 'padrone'. Loro parlano di 'padroni', ragionano cosi'. Ma io ho incontrato [tra i fascisti di CP] solo persone gentili, intelligenti, attente. Tra le due civilta' c'e' un abisso. Anzi, direi che civilta' si puo' definire solo la destra, che questa sinistra civile non e'') ha una certa ricercata familiarità iconografica con il Buce. Vedo la differenza storica, ma non sento alti lai per la fascistizzazione di Gambadilegno. Oh, a futura memoria (?).

Facce da quacquaracquà 1: Ignazio "Nicodemo" La Russa
















Ci sono dei fascisti che si vergognano di esser tali.
Giustamente, certo. Sciaurati che mai non fur vivi. Se sono ripugnanti per i loro camerati, a noi fanno schifo ab ovo. Con ottime ragioni, I think.
Comunque, questi servi lasciano una visibile traccia di bava: "Il cane torna al suo vomito" (Prv 26, 11).

"Io il giorno della Liberazione lo celebro venendo in visita qui", dichiarò il 25 aprile 2007 il ministro della difesa Ignazio La Russa - dove sono tumulati i resti di alcune centinaia di caduti della Rsi (tra loro Alessandro Pavolini, il comandante delle Brigate Nere, Francesco Colombo, il fondatore della Legione Muti, ma anche una decina di SS italiane, numerosi militi della Decima Mas e qualche torturatore della Banda Kock).
(Paolo Berizzi, Bande nere, Bompiani, Milano 2009, pp. 67-68)

[...] Nico Azzi, per la cronaca, apparteneva al gruppo La Fenice, la sezione milanese di Ordine nuovo. Rimase ferito dall'esplosione del detonatore, il 7 aprile 1973, nella toilette [per i fascisti, la fogna dev'essere una vocazione, NdNamib] del treno Torino-Roma mentre tentava di innescare un ordigno a tempo, composto da due saponette di tritolo da mzzo chilo l'una, che avrebbe certamente provocato una strage. Le modalità di svolgimento dei suoi funerali, nel gennaio del 2007, suscitarono più di qualche protesta, soprattutto per il luogo in cui fu ufficiato il rito funebre: la basilica di Sant'Ambrogio, dedicata al patrono della città. Tra fasci littori, croci celtiche, svastiche e saluti romani. Nico Azzi fu accompagnato nel suo ultimo viaggio da una folla di camerati. Tra loro, in prima fila, l'attuale ministro della difesa e reggente di Alleanza nazionale Ignazio La Russa.
(ibid., pp. 80-81)

mercoledì 17 giugno 2009

Com'è andata a finire

Qualcuno si è magari chiesto che fine abbia poi fatto Kevin Käther (cfr. l'art. Libres penseurs?). Beh, lo apprendiamo da un sito negazionista:

Il 17 Dicembre 2008, Kevin Käther è stato condannato in prima istanza a 8 mesi di prigione senza condizionale. Ha presentato appello. L’appello ha avuto luogo il 26 Maggio e il 9 Giugno e, a seguito di quest’ultima udienza il verdetto è stato pronunciato L’appello ha avuto luogo il 26 Maggio e il 9 Giugno e, a seguito di quest’ultima udienza il verdetto è stato pronunciato: conferma della sentenza, vale a dire 8 mesi senza condizionale!

A commento della sentenza, il blog ostenta una stella di Davide gialla (!), con la seguente, incredibile, 'didascalia':


PER ricordare le PERSECUZIONI GIUDIZIARIE a cui sono sottoposti gli STUDIOSI , gli STORICI, i SITI REVISIONISTI, della seconda guerra mondiale e della “shoàh” che NON condividono le tesi storiche IMPOSTE con leggi LIBERTICIDE esponiamo la.........STELLA GIALLA.


martedì 16 giugno 2009

Libres penseurs?


Newsgroups: alt.culture.morocco, fr.soc.politique, soc.culture.iranian
Nickname dell'autore: merdokh (merdokh@gmail.com)
Titolo dell'art.: l’Iran n’a de leçon à recevoir de personne en matière de démocratie

Surtout pas des grandes “gueules“ comme la France qui réprime les libres penseurs qui osent remettre en cause l’existence des chambres à gaz, et dont la police juive de la pensée agresse physiquement tous ceux qui osent remettre en cause la "religion" de la shoah, haulocoste [sic] ... etc... etc...

Il messaggio è assai banale, ma ciò che in esso (mi) colpisce è l'espressione libres penseurs: la negazione della Shoah
non solo qui usa i mezzi (la libertà d'espressione) combattuti da chi la Shoah l'ha compiuta, ma addirittura si pone (o pretende di porsi) i fini di chi ha combattuto la Shoah. Da qui al "martirio" di novelli e poco credibili Voltaire, il passo è breve. Anzi, è stato già compiuto. Leggiamo infatti in "Progetto sociale" (a. VI, n. 6, giugno 2009), rivista del fascista Movimento Nazional Popolare, il seguente accorato appello di Kevin Käther, un negazionista frignante, che si è "autodenunciato per il reato di dubitare dell'Olocausto", il quale asserisce per giunta di lottare (insieme ai suoi "camerati") non solo grazie (il che sarebbe anche legittimo --- tuttavia, in tempi di ferro, temo [?] che i "diritti dei fascisti" debbano diventare un ossimoro), bensì & addirittura per i "diritti umani":

Da vero tedesco, mi sento obbligato ad assistere e a proteggere la mia patria, e ad aiutarla a tornare sul sentiero dell’integrità. Horst Mahler, che ha 73 anni, è stato condannato a 13 anni di prigione per il reato – non-violento – di aver diffuso degli ideali politicamente scorretti. Questo equivale a una condanna a vita, per un reato di stampo orwelliano. La condanna di Mahler evidenzia meglio di ogni altra cosa l’esigenza – imperativa – di combattere contro le menzogne dei malvagi nemici della Germania. Quello che è in gioco qui, non è solo una lotta astratta per i diritti umani, ma la stessa sopravvivenza della nostra nazione. Al nostro popolo sono stati inculcati dei fasulli sensi di colpa, e l’anima del popolo tedesco viene uccisa da menzogne vergognose. Come tedesco, sono ricorso al nostro diritto inalienabile all’auto-difesa per oppormi alle menzogne devastanti dei nostri nemici giurati. E’ un onore, per me e per i miei camerati, dire la verità a beneficio della nostra nazione e, nel caso, andare in prigione per essa. I nostri discendenti ci ringrazieranno per quello che stiamo facendo (Kevin Käther - Berlino, 24.5.2009).


La faccia come il culo, in soldoni. Il 'sunto' di questo post-delirio è però l'imperdibile vignetta iraniana (incorniciata, su "Progetto sociale", dai piagnistei di Käther) che possiamo ammirare (peccato non si possa commisuratamente 'stirarne' l'autore; hint per i più giovani: stira e ammira) a degna introduzione del presente articolo.

lunedì 15 giugno 2009

Leoni e coglioni

Sul sito di Noreporter si legge una tenera commemorazione, dal lacrimoso und virile titolo "Un leone attraversa la storia": "Honneur et gloire. Centotre anni fa, il 15 giugno 1906, nasceva a Buglione, nel Belgio vallone, Léon Degrelle". Qualche sciagurato (e imperdonabilmente distratto) comunista potrebbe non ricordarsi affatto del "passaggio" di questo scimunito. Oh, beh, si rimedia subito: il coso buffo in questione, fortunatamente defunto nel 1994, era un seguace di Maurras (Satana l'abbia in gloria) e, per non farsi mancare niente, un attivista cattolico. Tuttavia, troppo bizzarro anche per l'Azione Cattolica, ne viene cacciato nel 1934. Ma era tormentato, il quadrupede: lacerato da profetiche ed indecifrabili visioni del futuro. Nel 1935 diede infatti origine al "rexismo" (un eccentrico movimento di fans ante litteram del telefilm austro-hitlero-canino Rex); sfuggito agli infermieri del locale manicomio, pensò bene di collaborare con i pazienti della Légion Wallonie (nazisti belgi: "e ho detto tutto", per citare l'immortale Peppino De Filippo). Condannato a morte in contumacia, il "leone" scappò (come sovente avviene ai leoni di razza bruna), riparando nell'accogliente Spagna franchista. Dopo una carriera, passata inosservata, di "memorialista del nulla", il felino mancato tirò le cuoia, a differenza dei coglioni che ne festeggiano il genetliaco. Amen.

domenica 14 giugno 2009

La faccia tosta del signor Saya

Secondo il sottosegretario agli Interni Mantovano, "iniziative come le 'ronde nere' di Milano saranno impossibili una volta approvato il disegno di legge sulla sicurezza". "Il decreto attuativo", riassume un'ANSA, "indichera che le associazioni di volontari, non armati, non potranno essere espressione ne' di forze politiche, ne' di organizzazioni sindacali, ne' di tifoserie organizzate. Inoltre eventuali divise e marchi non richiameranno realta' paramilitari". Mr. Saya ("leader" -- figuriamoci che roba sono le truppe -- del "Partito Nazionalista Italiano", la realtà politica dietro la GNI), però, vestito con il pagliaccetto della sua "Guarda Nazionale Italiana", rispondere a Maroni (cui manifesta la massima solidarietà; tra nazi s'intendono) mostrando i documenti con i quali Maroni stesso, a nome quell'esempio di grottesca clownerie che fu il "Parlamento padano", istituiva la buffonata squadristica nota come "Guardia padana" (le famigerate "camicie verdi", per le quali servirebbero altrettanti càmici bianchi). Ma non si accontenta: minaccia Fini ("il presidente Fini stia attento") e invita Mantovano a "stare zitto". In compenso, promette che le sue camiciole grigie si scioglieranno quando si scioglieranno le camicie verdi. Ottima idea, peraltro. Vedere per credere, qui.