11 luglio 2009
«Fecero propaganda razziale»
«Fecero propaganda razziale»
Condannati Tosi e cinque leghisti
A quasi 8 anni il verdetto della Cassazione. Il primo cittadino: ingiustizia è fatta Due mesi al sindaco, Bragantini, Corsi, Coletto, Filippi e Barbara Tosi
VERONA — La magistratura ha dichiarato chiuso il caso ieri sera, a qualcosa come otto anni da quella famigerata petizione che nel 2001 invitava i cittadini a firmare «anche tu per mandare via gli zingari da Verona» e ottenere «lo sgombero degli insediamenti abusivi e la non realizzazione di nuovi campi rom».
L’ultima parola l’ha pronunciata la quarta sezione penale della Corte di Cassazione, confermando in via definitiva la condanna inflitta dalla Corte d’appello di Venezia nei confronti di Flavio Tosi e di altri cinque esponenti della Lega nord per aver «propagandato idee razziste» e violato la legge Mancino contro la discriminazione.
L’ultima parola l’ha pronunciata la quarta sezione penale della Corte di Cassazione, confermando in via definitiva la condanna inflitta dalla Corte d’appello di Venezia nei confronti di Flavio Tosi e di altri cinque esponenti della Lega nord per aver «propagandato idee razziste» e violato la legge Mancino contro la discriminazione.
«Ingiustizia è fatta - è insorto il primo cittadino - . Questo è un procedimento che in un paese normale non sarebbe nemmeno iniziato, ma che al contribuente italiano è costato fior di quattrini». All’uscita da un’interminabile camera di consiglio dopo che la discussione in aula si era chiusa in poco più di un’ora, il presidente della quarta sezione della Suprema corte ha così dichiarato non più impugnabile la condanna a due mesi nei confronti del sindaco di Verona, del deputato (nonché segretario provinciale della Lega Nord) Matteo Bragantini, dell’attuale vicepresidente della Provincia Luca Coletto, dell'assessore comunale Enrico Corsi, della capogruppo del Carroccio in consiglio comunale Barbara Tosi e dell’attuale consigliere di amministrazione del Consorzio Zai Maurizio Filippi.
Non solo, perché agli imputati è stata inoltre inflitta come pena accessoria la sospensione per tre anni dall’attività politica oltre all’obbligo di rifondere alla controparte le spese legali quantificate in 3.500 euro. Da precisare che sia i due mesi di condanna che l’interdizione per tre anni dall’attività politica risultano «coperti» dalla sospensione della pena: di fatto, quindi, il verdetto non produrrà per i leghisti alcuna conseguenza in termini pratici.
Confermati, infine, nella loro entità anche i risarcimenti alle parti civili, peraltro già corrisposti dagli imputati (si tratta una cifra complessivamente inferiore ai 50mila euro). Caustico, ovviamente, il commento di Tosi (difensori Paolo Tebaldi e Piero Longo): «Mi auguro, pur dubitandone, che il mio caso sia di esempio a certi magistrati per far velocemente anche i processi che riguardano delinquenti veri e pericolosi che spesso escono dal carcere o non arrivano a sentenza definitiva per decorrenze dei termini causate da clamorose omissioni del sistema giudiziario».
Di tutt’altro avviso, invece, le parti civili: «Giusto così, ci credevamo sino in fondo», non hanno nascosto la propria soddisfazione gli avvocati Lorenzo Picotti e Federica Panizzo. A questo punto, non resta che attendere le motivazioni della sentenza. E quella sarà davvero la parola «fine».
Laura Tedesco