martedì 26 agosto 2014

Come insultare un decapitato fresco di giornata. Parte II.

Evidentemente, insultare James Foley sta diventando popolare come la secchiata di ghiaccio pro-SLA, in quest'estate del rincoglionimento globale.

Nella I Parte della nostra triste rassegna avevamo visto un vilipendio di Foley "de sinistra" (si fa per dire): un anonimo utente Usenet gli rimproverava di essere nato "anglosassone" e dunque [?] filo-terrorista: se l'era andata a cercare, ed aveva pagato con la vita in una sorta di "regolamento di conti".

Ora vediamo invece un anglosassone d'adozione ripetere la stessa scemenza, più le stesse scemenze che ogni destro privo di coscienza e di palle ripete in occasione di ogni rapimento (specie se di donne) e/o uccisione di chicchessia da parte di terroristi. Su "Libero", infatti, Il "prof." Luttwak così si esprime:

"Secondo me se l'è cercata. [...] Foley? Se penso che abbiamo rischiato la vita dei nostri soldati per tentare di salvarlo mi arrabbio. Quello prima è andato a giocare al corrispondente di guerra in Libia e si è fatto catturare. Poi è andato a cercar guai in Siria. Risultato? Voi europei pagate enormi riscatti per liberarli e noi americani rischiamo la vita dei soldati per riportarli a casa. [...] Il suo non era giornalismo. [...] Se l'è cercata totalmente. [...] Il suo, come quello della vostra Sgrena, non è giornalismo, ma protagonismo. Lui, la Sgrena e tanti altri non raccontano quel che succede, aiutano una parte in gioco. Nel suo caso il cosiddetto popolo siriano. Nel caso della Sgrena quelli che combattevano contro l'Italia. Che poi ha pagato per riaverla viva. Questo oltre ad esser pericoloso per chi lo pratica, genera disinformazione. Identificandosi con chi, a detta loro, soffre producono racconti emotivi destinati non ad informare, ma a coinvolgere il pubblico". 

E' difficile rendere bene la ripugnanza morale che suscita questo squallido guappo di cartone, questo noto "esperto di cose militari" che si è sempre ben guardato dall'andare in guerra: la guerra, e la morte che spesso ne consegue, è roba per gente "che se la va a cercare", o che addirittura (come, secondo il "soldado per procura" Luttwak, la Sgrena), "aiuta" chi combatte contro il proprio Paese (spero proprio che la compagna Sgrena faccia causa per diffamazione allo sciacallo e gli tolga financo i malguadagnati calzini).

Roba per gente con le palle, dunque, per chi rischia la pelle per svolgere il proprio lavoro (un lavoro che non piace a mr. Luttwak? Beh, Eddy se ne faccia una ragione: anche il suo "lavoro" - il lavoro dell'esperto senza esperienza - desta il vomito in grandi e piccini, senza che, ahinoi, quella caricatura di yanqui abbia a rischiarvi la ben pagata buccia), non per Edward Nicolae L.

La cosa che più infastidisce non è l'abietta viltà di quest'ometto. C'è chi ha fegato e chi no, c'è chi manda la gente a morire e chi muore dovendosi pure sorbire i superciliosi e insoddisfatti necrologi di chi ha commissionato la sua morte. No, questo, come si dice, "ci sta".

Quello che non si dovrebbe stare è l'indifferenza. Certo non saranno indifferenti i parenti e gli amici di Foley, ma il nostro Cuordileone, a quel che vedo, queste dichiarazioni le ha rilasciate prudentemente in italiano.

Ma c'è un'altra indifferenza: la nostra. Sicuramente, infatti, rivedremo in autunno questo "autorevole" ceffo nei talk shows enotrii, intento a distribuire giudizi su tutti i rami dello scibile umano, dal basso della sua cattedra ipogea, fresco dall'aver insultato un uomo che è stato decapitato, e dopo aver diffamato una giornalista italiana che ha rischiato la pelle sul campo, nonché dopo aver, implicitamente, sputato in faccia all'eroico Nicola Calipari (onore al suo nome), che l'ha salvata dalla morte.

Ma un bel mavvattenaffanculo su FoxNews non ce l'abbiamo da spendere, nei nostri network? Eddy vada ad elemosinare comparsate negli USA, ché almeno colà dovrà affrontare l'agguerrita (così, almeno per ragioni etimologiche, entrerà in guerra) concorrenza dei suoi psicotici confratelli del Tea Party.