giovedì 26 gennaio 2017

De bello civili

Gli ultimi eventi internazionali (Trump & Brexit) sono stati preceduti e seguiti da una lunga guerra civile simulata, combattuta con infamie e menzogne (il presunto Alzheimer della Clinton, gli hacker russi, i mitologici 390 mln "perduti" dal NHS) e con recriminazioni di sapore (comprensibilmente) eversivo. Trump, però, sfortunatamente, ha vinto legittimamente le elezioni, sia pure con una minoranza di voti, e, se gli inglesi si sono lasciati infinocchiare da balle tanto semplici da smontare, beh, era loro diritto farsi prendere per il culo. Non intendo certo invitare alla pacificazione (sono naturaliter estremista, e, in fondo, la guerra, come dice Clausewitz non è che un ramo della politica), tanto più che l'elezione di un POTUS ritardato e i fremiti patetico-nazionalisti dell'ex-impero (e non solo) fanno davvero prudere le mani anche a gente più accomodante di me (e non oso pensare a catastrofi quali l'elezione di un presidente francese fascista o il costituirsi di un parlamento dominato dal sansepolcrismo). Ovviamente, dalla parte opposta, le cose vanno peggio: la pulsione al forcone è consustanziale alla destra, da Titta Ruffo in qua. Tuttavia, anche se la violenza come strumento politico non (mi) pone particolari problemi morali, essa esige un costo, che si può ben pagare, ma solo ed esclusivamente in presenza di obiettivi "cartesiani", ovvero chiari e distinti. In un momento come questo, caratterizzato dal deserto ideologico e teorico, una guerra civile scatenata (poniamo) da un improvviso peggioramento della situazione economica dovuto alle spinte protezionistiche (anche se, fortunatamente, la Cina si sta dimostrando più marxianamente "borghese" dell'olim "mondo libero") potrebbe determinare, sì, una guerra, ma solo una guerra priva di scopo, "guidata" - si fa per dire - solo dall'odium omnium erga omnes. Ergo, ne farei volentieri a meno (ma non mi tirerò indietro, se del caso, anche se, presumibilmente, mi beccherò la prima pallottola vagante). In questa prospettiva, il primo compito di un'opposizione globale antifascista è un compito strategico, cioè, in definitiva, organizzativo-militare: il "ciò che non siamo, ciò che non vogliamo" può bastare alla Vandea (al sottoproletariato funzionale, insomma), ma non ai liberali, né (tanto meno!) ai socialisti e ai comunisti. Ite. Missa est :)