giovedì 15 giugno 2017

Sulla violenza politica

Il recente caso di James T. Hodgkinson, l'attivista di sinistra che ha sparato, ferendolo gravemente, al repubblicano Steve Scalise, ripropone, fra i sepolcri imbiancati, il tema della violenza politica, o, meglio, del terrorismo politico (che è bene scindere dal terrorismo islamico, se non altro perché gli estremisti politici di ogni matrice, almeno, hanno obiettivi umani, e quindi sono automaticamente meno fessi di chi si ammazza e ammazza in nome di spettri e favole).

Il mio pensiero in materia è an-etico, e molto semplice.

a) Il terrorismo (sembra bizzarro ricordarlo) è illegale, nei mezzi e (sovente) nei fini.

b) Chi non condivide i mezzi e i fini di specifici atti terroristici, torni al punto 1 e si fermi lì. Il problema è risolto.

c) Chi condivide *i fini* (ed è sistematicamente agnostico sui mezzi, come me) di uno specifico atto terroristico (ad es., il ferimento di Scalise) - posto questi fini consistano nel liberare gli USA dal predominio di un mediocre clown sicuramente mentitore e forse addirittura "traditore" (= venduto agli interessi di un paese terzo) - deve porsi una domanda: il mezzo (lo specifico atto terroristico) è commisurato al fine?

Ora, nel caso di Hodgkinson, la domanda posta al punto c) ha una risposta univoca: al di là delle cianfrusaglie etiche, Hodgkinson ha compiuto, rispetto ai suoi fini, un atto stupido e controproducente, visto che il sistema stesso (i checks and balances USA funzionano egregiamente, molto meglio dei nostri) stava già procedendo ad espellere il cancro.

E' tutto molto semplice. Il gesto di Hodgkinson è un crimine per chi non ne condivide i fini, e un'idiozia (e quindi un crimine, con l'aggravante dell'inopportunità politica) per chi (come me) li condivide.

Detto questo, meritano una menzione (ma meriterebbero più che altro una minzione) i tanti difensori strappacore del dialogo contro l'odio, della legalità contro la violenza. Porgo loro un cordiale vaffanculo. Trump e le fogne come lui (Le Pen, Salvini, Orban, Kaczinsky etc.) sull'odio ci campano: è il loro strumento di lavoro. Trump ha venduto odio contro gli immigrati messicani, contro i musulmani, e persino (è un arseface raffinato, a modo suo) l'élite di cui è parte integrante. Beh, cari miei, l'odio (sentimento che, se razionale, è comunque assolutamente rispettabile) si evoca facilmente, ma poi è mooolto difficile rimetterlo a dormire. Surprise!

lunedì 12 giugno 2017

Elogio di Andropov



Friends, Romanscountrymen, non intendo certo lodare il ruolo svolto dal compagno  Ю́рий Влади́мирович Андро́пов nel 1956 ungherese (anzi: 'sto stronzo se sarebbe meritata 'na lezione a suon di spranga-katanga). Quello che dell'anthropos Andropov mi attira, nella palude post-razionale che siamo curiosamente abituati a chiamare contemporaneità, è la sana noia che Andie ispira(va), la totale assenza di carisma personale *e* creativo (magari egregiamente sostituito da un'efficienza, in materia di catena di comando, à la Vito Corleone; ma questa è un'altra storia) che lo caratterizzava.

Andropov era la struttura che lo esprimeva, e non c'è - né c'era - nulla di insano in questo, poiché Andropov non conteneva fisicamente (con il suo corpo, le sue smorfie, la sua presenza scenica, le sue idiosincrasie retoriche) un sistema politico, ma ne era interprete, da funzionario (= uno che sa che cazzo sta facendo). Era (ed è) possibile (doveroso?) criticare la struttura che lo ha espresso, ma la "prosopopea" della nomenklatura era sanamente irrilevante. E questa irrilevanza era un elemento di progresso intellettuale persino in un sistema rivelatosi (Putin docet) fallimentare.

Non posso che pormi una domanda oziosa (è questo, ormai, il ruolo degli umanisti? :) : non stiamo forse assistendo, più che alla sepoltura delle differenze ideologiche fra destra e sinistra, al sacrificio di ideologemi storici (forse obsoleti, ma meritevoli, a dx e a sx, di analisi e non di disinformati anatemi) in nome di qualcosa di molto peggiore della mitica "ideologia dogmatica" (singolare occulto, quando si parla di "fine delle ideologie")? L'incarnazione mistica dei "sentimenti del popolo" (due cazzate mitologiche in tre parole: l'innocente è "del") in un singolo uomo (spesso ritardato; e c'è una logica, in tutto ciò) è forse meno "fascista" (il capo-maschio "è", mentre il popolo-femmina "partecipa", "fecondato" dalla mera presenza seminalis del dux) se riguarda Putin piuttosto che Trump, Renzi piuttosto che Macron, Le Pen (una prece e un mio personale "vaffanculo, stronza!") piuttosto che Orban? 

La "società civile" implica, se non altro a livello etimologico, una civitas, cioè una communitas giuridicamente ordinata, che è il solo soggetto della politica, in quanto fonte di discorso articolato. Quando la pluralità si nasconde in un super-ometto, significa (IMHO) che la communitas è molto ristretta, quantitativamente e altimetricamente. Sono sette, e nani.