domenica 6 agosto 2017

Minniti e l'"estremismo umanitario"

L'incredibile sintagma "estremismo umanitario" (diamo a Cesare quel che è di Cesare) è stato coniato - pare - da Francesco La Licata sulla "Stampa", ma è stato prontamente (e curiosamente: ricordo una posizione diametralmente opposta, di Giuliano Ferrara e del "Foglio", in occasione delle polemiche seguite alle vaghe affermazioni di Zuccaro) ripreso da Cerasa, sul "Foglio", nonché, quel che è peggio, da quell'infame testa di cazzo fascista di Minniti (PD, eh), che, non pago dell'eliminazione di un grado di giudizio per i ricorsi dei migranti (non poteva aspettare l'anno prossimo, per festeggiare l'80° anniversario delle leggi razziali?), ora stila un "regolamento" per ostacolare chi sta facendo il necessario lavoro che l'Italia in parte fa(ceva?) e che la UE non fa.

Ma dicevamo dell'ossimoro: "estremismo umanitario". In genere, all'estremismo viene associata una caratteristica contraria: l'inumanità, la barbarie, il disprezzo per la vita degli innocenti. L'arguto Minniti invece si pasce di un misterioso ircocervo, per il quale si può essere "troppo umani", cioè troppo poco inumani.

Ora, non sono mai stato interessato alla reductio ad ethicam (in senso positivo o negativo) dell’immigrazione: questa curiosa deformazione mentale è appannaggio di chi usa il termine “buonismo” (cartina di tornasole del ritardo mentale profondo). Si soccorre chi rischia di morire in mare perché ci sono delle leggi internazionali e nazionali che lo impongono. Period.  Si soccorrono i lavoratori migranti perché sono appunto lavoratori (né gli “ultimi” della retorica evangelica né i visigoti della retorica fascioleghista), e quindi, come noi tutti, gente che tiene in piedi la baracca. Period. Il ridicolo “cattivismo” dell’“esercito dei senza-palle”, dei “servi rivoluzionari” (servi con i loro padroni e rodomonti con chi sta peggio di loro, ma solo tramite forze dell’ordine: il senza-palle ulula inoperosamente alla posta e in pizzicheria, ma striscia in fabbrica e in ufficio, ed è pericoloso, militarmente, quanto un uovo di Pasqua), dimostra solo una cosa: che il disagio sociale non sa trasformarsi in proposta politica, e quindi (more solito) diventa piagnisteo e invocazione della legge di Lynch.

Purtroppo, a fronte di una necessità vera di rifondazione politica, in Italia non esiste più né una destra liberale autentica (l’u-turn del “Foglio” sui migranti è un brutto sintomo su quello che sarà la coalizione di cdx) né una sinistra non dico comunista o socialista, ma nemmeno socialdemocratica --- che dico?, nemmeno new Labour o clintoniana! Il campo è interamente occupato da partiti personali e populisti (PD compreso, a questo punto: grazie, Minniti), che, ok (fortunatamente), non manterranno nessuna delle sciagurate promesse (su UE e migranti in primis) che ammanniscono al po-pollo, ma che (anche per questo) si troveranno a navigare a vista, sperando in dio (o, più concretamente, nella ripresa dell’economia mondiale).

Forse (forse) non saremo seriamente danneggiati dall’isteria po-pollista, ma certo, la sconteremo, e la stiamo già scontando, con l’incapacità di esprimere un ceto amministrativo degno della sua funzione.


Soluzioni? Non ce ne sono. Nemmeno il “vaccino” di montanelliana memoria, come dimostra l’ennesima resurrezione di Berlusconi.