venerdì 23 giugno 2017

I volenterosi portavoce dell'ISIS

Al di là dell'ingiustificato ottimismo del titolo del suo articolo (Come battere i terroristi: magari bastassero i suoi consigli!), mi pare che Rovelli abbia perfettamente ragione: il terrorismo islamico è un pericolo militare in Iraq, Afghanistan, Israele, Pakistan, ma non certo in Europa, dove resta sì un grave problema, ma esclusivamente politico-criminale (lo scontro è militare, ovviamente, ma il danno militare che finora gli scimuniti jihadisti sono riusciti ad infliggere alla UE è zero: nel 2016, su una popolazione di mezzo miliardo di persone, ci sono stati circa 600 morti). Naturalmente, scopo del terrorismo è terrorizzare (se non è in grado di creare un contropotere), e gli attentati di ISIS e/o AQ in Europa ottengono tale risultato (anche) grazie all'enfasi che su questi ripugnanti (e incredibilmente stupidi) delitti pongono i media (per ragioni professionali, ma anche politiche) e politici (soprattutto populo-fascisti, ma ormai il pagante morbo securitarista dilaga in tutto l'arco costituzionale, e naturalmente anche oltre). Ragion vorrebbe che si togliesse quest'arma collaterale a quegli assassini, ma "Libero", "il Giornale", Salvini, Meloni, Grillo --- tutta 'sta robaccia col terrorismo ci campa, e (in democrazia) non si possono mettere a tacere nemmeno i babbei e gli sciacalli. Tuttavia, chi non è né sciacallo né babbeo e opera nel settore della comunicazione o della politica dovrebbe porsi una domanda, quando parla di attentati: come minimizzare il risultato dell'attacco nemico? E la risposta logica dovrebbe essere: minimizzando il terrore e lasciando spazio non all'horror, ma all'informazione e all'analisi. Buon senso contro i supernatural wankers :)

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